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LIBRO DECIMOTTAVO 191

per l’appunto che soldati e di che forze stanziassero in ciascun luogo,[An. dell’E.V. 359] e quali paesi presidiassero in caso di guerra, e le armi e le vettovaglie che avevano, e quanto abbondassero o no delle altre cose necessarie al combattere investigava con indefessa ricerca. E poich’ebbe conosciute tutte le cose interne dell’Oriente, e che la più gran parte dei soldati e del danaro trovavasi allora nel paese illirico, dove l’Imperatore era trattenuto da gravi faccende, approssimandosi il giorno prefisso al pagamento di quella somma ond’egli dalla forza e dal timore costretto si era confessato debitore in iscritto, veggendo tutti i pericoli che da ogni parte opprimevanlo, e il Conte delle largizioni sempre più inclinato a favorir gli avversarii, seriamente pensava di rifugiarsi presso i Persiani colla moglie, coi figliuoli e con tutti i congiunti. E per ingannare i soldati ch’eran colà di presidio comperò nella provincia dell’Jaspide un fondo di picciol prezzo, bagnato dalle correnti del Tigri: e con questo artifizio, non osando più alcuno domandargli il motivo del suo portarsi a quelle ultime parti del romano confine, dov’egli non era già il solo possessore di terre, per mezzo di alcuni suoi servi fidati ed esperti nell’arte del nuoto tenne occulti colloquii con Tamsapore, il quale allora, siccome capo di un esercito, presidiava tutta l’opposta riva, e già lo conosceva: laonde essendogli mandata dagli accampamenti persiani una scorta d’uomini agilissimi, sopra picciole barche di notte tempo tragittò il fiume con tutto quanto avea di più caro, a somiglianza (sebbene con intenzione contraria) di quel Zopiro che fece cadere Babilonia1.

  1. Zopiro dopo essersi in più parti mutilato e ferito finse di rifugiarsi in Babilonia per aver modo di consegnare quella città a Dario suo re. Antonino invece se n’andò ai Persiani per vendicarsi della sua patria.