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stato, chi potrebbe tollerare i numerosi sciami di queste genti,[An. dell’E.V. 359] mentre è difficile comportarne anche i pochi? Eusebio frattanto procedette con grande cautela, affinchè non avvenisse, com’egli andava dicendo, che Ursicino richiamato di nuovo intorbidasse ogni cosa; ma sì fosse tratto a morire quando il caso ne presentasse l’opportunità. Mentre costoro aspettavano quelle occasioni e vivevano in dubbioși pensieri, noi rimasti alcun poco in Samosata, altre volte chiarissima capitale del regno Comageno, sentimmo in un subito frequenti e reiterati romori di una nuova ribellione, di cui parleremo in progresso del nostro libro.

V. Un certo Antonino che di ricco mercatante era divenuto computista addetto al governatore della Mesopotamia, trovavasi allora ascritto alla guardia della persona. Costui esperto e prudente e conosciutissimo in tutte le terre orientali, fatto cadere in gravissimi danni dall’avidità di alcuni, e vedendo che a forza di litigar co’ potenti trovavasi sempre più abbattuto dall’ingiustizia (perchè le persone alle quali si commettevan gli affari inclinavano a favorire i più grandi), per non dar di cozzo indarno coi sommi, si volse a più blande maniere: e confessando egli il debito che per collusione erasi fatto comparir cosa del fisco1, e meditando già gravi cose, si diede ad investigar di nascosto le parti di tutta

la repubblica; e come colui che conosceva le due lingue, ed era versato già in questi affari, potè conoscere

  1. La malvagità dei pretesi creditori di Antonino e dei giudici avea fatto sì ch’egli apparisse debitore, non di un privato, ma del fisco, acciocchè più difficile gli riuscisse il sottrarsi al pagarlo. L’esattor pubblico e i privati in questi casi dividevano poi i disonesti guadagni; e contro queste non rare malvagità si trova un rescritto di Gordiano.