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LIBRO DECIMOTTAVO 183

re, che da sè solo non avrebbe potuto resistere, se ne venne presso Magonziaco[An. dell’E.V. 359] una moltitudine di Barbari in uno raccolti, per impedire con grandi forze che il nostro esercito passasse oltre il fiume. Allora pertanto una duplice ragione fece conoscere quanto fosse stato opportuno il consiglio di Cesare, quando fu per esso evitato sì il danneggiare le terre di genti pacifiche, e sì il costruire un ponte con troppo danno de’ nostri dove sarebbesi opposta una plebe tanto bellicosa, mentre poteva cercarsi altro luogo acconcissimo al fabbricarlo. E i nemici avendo accortissimamente ciò conosciuto, si mossero di cheto lungo l’opposta riva, e dovunque vedevano i nostri accamparsi, vegliando anch’essi le intiere notti, con gran diligenza attendevano ad impedire che si tentasse il passaggio. Ma quando i nostri si furono poi appressati al luogo che avevano divisato, si circondaron di vallo e di fossa, e ristettero: e Cesare consigliandosi con Lupicino, ordinò ad alcuni tribuni di apparecchiare trecento soldati leggieri muniti di pertiche, senza che per altro sapessero nè quello che avrebbero a fare nè il luogo a cui dovrebbero andare. Proceduta poi oltre la notte, si raccolsero questi soldati, e postili sopra quaranta picciole barche (queste sole trovavansi allora colà) fu loro ordinato di correre a seconda del fiume col maggior silenzio possibile, tenendo persino i remi sospesi, acciocchè il suono dell’onde, non facesse accorgere i Barbari di quel loro viaggio; e cosi, mentre i nemici stavano osservando i nostri fuochi, eglino con destrezza procacciassero d’impadronirsi della sponda contraria. Nel mentre che queste cose facevansi, il re Ortario nostro confederato, non già con animo di mutar fede, ma come colui ch’era amico anche a’ suoi confinanti, avendo convi-