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2 AMMIANO MARCELLINO

[An.dell’E.V. 353]natamente elevato, sul cominciare della sua gioventù, dall’ultimo squallore delle miserie1 alla principesca grandezza, trapassando i termini della commessagli potestà, ogni suo fatto bruttava con eccessiva ferocia. E lo facevan superbo la stirpe reale, e la comunanza del nome coll’Imperatore2; e ben si vedeva che se gli fosse bastata la forza sarebbesi ribellato all’autore della sua fortuna. Alla costui crudeltà poi s’era aggiunto lo stimolo della moglie, oltremodo superba dell’esser sorella d’Augusto, e sposata già prima da Costantino suo padre al re Annibaliano, figliuolo del proprio fratello3; mortal Megera, ed assidua instigatrice della crudeltà del marito, nè meno di lui bramosa del sangue umano. Amendue poi, fatti in successo di tempo più esperti nel nuocere altrui, raccogliendo notizie, false bensì ma conformi al lor desiderio, da spie clandestine e malvage (le quali avevano preso l’iniquo costume di aggravar sempre le cose lievemente esplorate) calunniavano gl’innocenti, incolpandoli di aspirare al regno o d’esercitare arti nefande. E fra le minori scelleratezze (poichè la potenza trapassò i termini dei mediocri delitti) fu notabile la repentina e nefanda morte di Clemazio, nobile alessandrino; la suocera del quale empiamente accesa di lui, poichè non aveva potuto, secondochè si diceva, recarlo alle tristi sue voglie, en-

  1. È noto che Gallo e Giuliano furon tenuti da Costanzo, mentr’erano giovanetti, in una prigionia da schiavi. Gallo poi avea venticinque anni quando fu sollevato al grado di Cesare.
  2. Fu detto Costanzo Gallo.
  3. Flavio Claudio Annibaliano, figliuolo di Dalmazio Annibaliano, fratello di Costantino M., quando sposò Costantina (congiuntasi poi in seconde nozze con Gallo) n’ebbe in dote il regno del Ponto, della Cappadocia e dell’Armenia.