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LIBRO DECIMOTTAVO 181

sere accusato basti a far credere colpevole chicchessia?[An. dell’E.V. 359] Queste e simili altre prove di giustizia egli diede.

II. Dovendo poi muoversi ad un’impresa urgente contro alcuni borghi alamanni, ch’egli aveva ragione di creder nemici e presti a tentar gravi cose qualora non fossero soggiogati al pari degli altri, stava sospeso pensando con quale forza e con quale celerità, precorrendo alla fama, potesse alla prima opportunità improvvisamente invadere quelle terre. E dopo molti e varii pensieri, finalmente deliberò di tentare quello che il buon successo dimostrò poi vantaggioso. Egli aveva mandato all’insaputa di tutti Ariobaude, tribuno soprannumerario, e uomo di nota fede e fortezza, in qualità di ambasciadore ad Ortario re già pacificato con noi, affinchè poi di colà facilmente avanzandosi fin sui confini di quelle genti contro le quali dovevansi presto movere l’armi, potesse indagare quel che facessero, come colui che benissimo ne conosceva il linguaggio. Ed essendosi già costui coraggiosamente partito per compiere questa incombenza, poichè fu venuta la stagione opportuna, Giuliano si mosse anch’egli alla spedizione colla milizia che aveva da ogni parte raccolta: e questo pensò che gli convenisse principalmente effettuare al più presto, d’impadronirsi cioè prima che si venisse alle mani, delle città diroccate già per l’addietro, e fortificarle; e costruir nuovi granaj in luogo di quelli che s’erano abbruciati, per riporvi le vettovaglie solite a trasportarvisi da’ Britanni. Le quali cose furono tutte e due compiute più presto che non s’era sperato: perocchè i granaj furono celeremente costrutti, e vi fu riposta abbondante vettovaglia; e si occuparono sette città, gli Accampamenti di Ercole, Quadriburgio, Tricesima, Novesio, Bonna, Antumnaco, e Bingio: dove con buona