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180 AMMIANO MARCELLINO


I. Queste cose nel volgere di un solo anno si fecero[An. dell’E.V. 359] in varie parti del mondo. Ma nelle Gallie, essendo già venute le cose a miglior condizione, mentre il nome di Console sublimava i fratelli Eusebio ed Ipazio, Giuliano fatto illustre dai narrati successi, nel tempo de’ quartieri d’inverno, avendo poste dall’un dei lati le cure della guerra, con non minore diligenza disponeva molte cose tendenti all’utilità delle province: diligentemente osservando che niuno aggravasse oltre il giusto il peso dei tributi, che i potenti non usurpassero le cose altrui, che non trovassero luogo coloro i quali delle pubbliche calamità impinguano il lor patrimonio privato, e finalmente che nessun giudice impunemente deviasse dall’equità. La qual cosa potè fare assai di leggieri; perchè giudicando egli stesso le liti, ogni qualvolta lo esigesse l’importanza delle controversie o delle persone, discerneva imparzialmente il giusto dall’ingiusto. E benchè molti suoi fatti si potrebbon lodare in questa materia, ci basterà il riferirne qui uno solo, a somiglianza del quale furono tutti gli altri. Numerio, poc’anzi governatore del Narbonese, accusato di furto, con insolito rigore fu processato d’innanzi al tribunale del Principe ed al cospetto di quanti vollero intervenirvi: e difendendosi egli dalle accuse col negarle senza che fosse possibile convincerlo mai di nessuna, il severissimo oratore Delfidio che con grande veemenza lo assaliva, sdegnato del vedersi venir meno le prove sclamò: E chi mai, o egregio Cesare, potrà essere dichiarato colpevole, quando basti a scolparsi il negare? A cui Giuliano prudentemente, e in acconcio di quella occasione rispose: E chi mai potrà essere innocente, quando l’es-