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Viaggi in Italia e diari fiorentini. 3


non lasciare medito il suo lavoro, e crede utile premettervi due suoi ritratti, l’uno «en habit Levantin», l’altro in costume di ^^entiluomo. Del resto mostra di prestar fede egli stesso alle cose più assurde, e crede, come i suoi contemporanei, a’ miracoli dell’alchimia. Volendo gabellare per storie autentiche le sue favole, osserva che alcuni i quali non conoscono il mondo si inunaginano «si debba vivere e morire da per tutto a loro modo»! Aveva ragione l’Ariosto quando scriveva:

Chi va lontan dalla sua patria vede Cose da quel che già credea lontane; Che narrandole poi, non se gli crede, E stimato bugiardo ne rimane!...

Poco veridici sono anche Les voyages del sieur de Mllamont (Paris, 1604) e Les voyages en Moscovie, en Tartarie, en Perse, aux Indes et en lìlusieurs antres 2>(tis étrangers (Lyon, 1G82) di Jean Struys. L’opera del Villamont, <c gentilhomme de la chambre du Eoy», è giudicata dal sullodato La BouUaye «tbrt véritable, quoy qu’il passe ])our menteur à tout le monde»; ma a me sembra che; tout le monde» avesse ragione. Quanto poi n Voyages dello 8truys, essi sono pieni di avventure romanzesche, e dovettero ad esse la loro grande diffusione, essendo stati tradotti dall’originale olandese in francese, in inglese e in tedesco. Fatto schiavo da’ Turchi, quel capo scarico trova modo di mettersi in salvo presso l’armata de’ Veneziani; butta un uomo in mare ed è rinchiuso in prigione e derubato.

Qualcuno poi di que’ signori forestieri, a dirla schietta, non si è punto mosso da casa saa, ha viaggiato in modo como(h> ed economico assai, leggendo cioè quel che avevano scritto gli altri: vede i paesi stranieri co’ loro occhi, ne scrive con la loro penna; ma, si capisce, senza mai