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CAPITOLO VII.


LA CORTE.

Splendore della Corte toscana. — Etichette. — La principessa Margherita, la granduchessa e il granprincipe Cosimo. — Pretese e puntigli di dame e di cavalieri. — Balli di contadini, nani e buffoni. — Letterati bene accetti a Corte. — Il granduca Ferdinando II e i suoi fratelli.

Entriamo ora nel piccolo Olimpo della Corte Medicea. In ogni Corte, naturalmente, lia onore d’incensi la vanità, e le etichette sono considerate come una cosa molto seria; ma il cerimoniale era nel Seicento più Tarlo, più complicato e più discusso che non sia al presente. Futili questioni di precedenza assumevano F importanza di affari di Stato; e puntigli e picche di teste coronate, di altezze, di eccellenze, di gentiluomini spiccioli e di dame formavano la vita e la distrazione di quel mondo piccino e artificiale.

Era la Corte di Toscana una delle più splendide d’Italia, per i capolavori d’arte, onde rifulgevano le sale, per il lusso della fiorita nobiltà, che la frequentava, per la sontuosità de’ balli, de’ banchetti e degli spettacoli teatrali, e soprattutto per le persone di merito, che vi accorrevano da ogni paese. Oltre le Corti del granduca Ferdinando e della granduchessa Vittoria della Eovere,