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AL LETTORE


Forse non dispiacerà al lettore, che gli scrittori un tempo solevano chiamare costantemente benevolo il conoscere come mi venne l’idea di comporre questo libro.

A Firenze, dove già vissi studente, e ho fatto di poi lunghe dimore, esaminavo, parecchi anni or sono, il carteggio inedito del Redi, che è, come il chaos d'Ovidio, rudis indigestaque moles; e fin dal principio mi venne vaghezza, per giudicare meglio lìautore del celebre Ditirambo, di conoscere bene i suoi tempi. Le molte ricerche, che mi accadde di fare, mi appassionarono e allontanarono tanto dal mio argomento, che finii col lasciarlo, mio malgrado, da parte, e tutto mi trasferii, con l'immaginazione, in una città ora in parte scomparsa, e tra una gente da più di due secoli discesa nel sepolcro. Tenendo davanti a me un grosso inserto polveroso, un diario, leggendo un <nowiki>Yoyage en Italie<(nowiki> del Seicento, osservando una stampa o un quadro rappresentante Firenze Medicea, o costumi del tempo; io dimenticavo i tranvai, che allora erano a cavalli, e gli abiti a coda di rondine, e vivevo in ispwito co^ cavalieri, tutti incipriati e