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64 JACOPONE DA TODI

     meser, uedete la uiduitate
     ch’auen patuta per altrui offensanza;188
     ad alcuno sì ne desponsate
     che deggia hauer a noi pietanza,
     che obprobrio ne tolla & uilitate
     & rendane lo pregio & l’onoranza.192
Figliole mie, andate al mio dilecto
     ché allui ui uoglio desponsare;
     entro le soi mano sì ue mecto
     che con lui deggiàti reposare;196
     honore & pregio senza alcun defecto
     da tutta gente faroue mirare;
     et uoi el me renderite sì perfecto
     che sopra il ciel lo farò exaltare.200
Li Doni, odendo lo maritamento,
     curreno con grande uiuaceza:
     meser, noi que facemo a sto conuento?
     staremo sempre mai en uedoueza;204
     quigno parrà de noi star en lamento
     & tutta corte uiuer nalegreza?
     se noi ce sonarim nostro stromento
     tutta la corte terrimo en baldeza.208
O figlioli miei, sete adunati
     per rendere a la mia corte honore;
     or currete ensemora, abracciati
     lo mio dilecto figlio redemptore,212
     & le uirtute sì me exercitati
     en tutto compimento de ualore,
     sì che con loro beatificati
     siate nella corte de l’Amore.216
Le Beatitudine questo odenno,
     con gran uiuaceza uengon a corte:
     meser, le pelegrine a te uenenno
     albergane ché simo de tua sorte;220
     peregrinato hauemo state & uerno
     con molti amari dì & dure nocte,
     on hom ne caccia & pargli far gran senno,
     ché più semo odiate che la morte.224
Non si trouò nul homo ancora degno
     d’albergare sì nobile thesaro;
     albergoue con Cristo & dolue ’n pegno
     & uoi l’aueriti molto caro;228
     li fructi ue daragio poi nel regno,
     possederete tutto el mio uestaro,