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LAVDA .XXV. 37

     credo che i uermi glie son manecati;
     del tuo regoglio non hàuer paura.
Perduto m’ò gli occhi con que gia peccanno,
     guardando a la gente, con essi accennanno;28
     oimé dolente, or so nel malanno,
     ché l corpo è uorato & l’alma en ardura.
Or ou’è l naso ch’aueui per odorare?
     quegna enfermetate el n’à facto cascare?32
     non t’èi potuto da i uermi aiutare,
     molto è abassata sta tua grossura.
Questo mio naso ch’auea per odore,
     caduto se n’è con molto fetore;36
     nol me pensaua quand’era en amore
     del mondo falso pieno de uanura.
Or ou’è la lengua tanto tagliente?
     apre la bocca: non hai niente;40
     fone troncata o forsa fo el dente
     che te n’à facta cotal rodetura?
Perdut’ò la lengua con la qual parlaua,
     & molta discordia con essa ordenaua;44
     nol me pensaua quand’io mangiaua
     lo cibo & lo poto ultra misura.
Or chiude le labra per li denti coprire;
     par, chi te uede, che l uogli schirnire;48
     paura me mette pur del uedire,
     caggionte i denti senza tractura.
Co chiudo le labra che unqua non l’agio?
     poco pensaua de questo passagio;52
     oimé dolente, & come faragio
     quand’io & l’alma starimo en ardura?
Or ó son glie braccia con tanta forteza
     menacciando la gente, mostrando prodeza?56
     ràspate l capo, se t’è ageveleza!
     scrulla la danza & fa portadura!
La mia portadura giace nesta fossa;
     cadut’è la carne, remaste so gli ossa;60
     & omne gloria da me s’è remossa
     & d’omne miseria en me è empietura.
Or lèuate en piedi, ché molto èi iaciuto;
     acónciate l’arme & tolli lo scuto;64
     en tanta uiltate me par ch’èi uenuto,
     non comportar più questa afrantura.
Or co so adagiato de leuarme em piede?
     forsa chi l t’ode dir, mo lo se crede;68