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32 JACOPONE DA TODI

Homo, pensa que tu mene       pedochi assai con lendinine,
     & le pulce son meschine       che non te lassan ueniare.
Se hai gloria d’auere,       attende un poco & mo l poi scere,24
     que ne poi d’esto podere       nella fin teco portare.


Como la uita de l’homo è penosa.          .xxiiij.


     O Vita penosa, continua battaglia,
     con quanta trauaglia       la uita è menata!
Mentre sì stette en uentre a mia mate,
     presi l’arrate       a deuerme morire;4
     como ce stette en quelle contrate
     chiuse, serrate,       uol so reuerire;
     venni a l’uscire       con molto dolore
     et molto tristore       en mia comitata.8
Venni renchiuso en un saccarello
     et quel fo el mantello       co uenni adobato;
     operto lo sacco, co staua chello6
     assai miserello       et tutto bruttato,12
     da me è comenzato       uno nouo pianto;
     esto l primo canto       en questa mia entrata.
Venne cordoglio a quella gente
     che staua presente;       sì me pigliaro;16
     mia mate staua assai malamente
     del parto del uentre       che fo molto amaro.
     Sì me lauaro       & dierme panceglie,
     coprireme quigli       con noua fasciata.20
Oimé dolente, a que so uenuto,
     ché senza aiuto       non posso scampare!
     a chi me serue sì do el mal tributo,
     com’è conuenuto       a tale operare;24
     sempre a bruttare       me et mie ueste
     & queste meneste       donai en aleuata.
Se mamma aruenisse che racontasse
     le pene che trasse       en mio nutrire!28
     la nocte à bisogno che si rizasse
     & me lactasse       con frigo suffrire
     staendo a seruire;       et io pur plangea;
     anuito non auea       de mia lamentata.32
Ela pensando ch’io male hauesse,
     che non me moresse       tutta tremaua;
     era besogno che lume accendesse
     & me scopresse;       et poi me miraua,36
     & non trouaua       nulla sembianza
     de mia lamentanza       perché fosse stata.