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LAVDA .IIJ. 9

     scorsa m’è la regoma       per lo freddo ch’ò sentito;
     el tempo non è fugito,       lassame ancor posare!
Et ó staisti a mprendere       tu questa medicina?
     per la tua negligenza       dotte una disciplina;52
     si più fauelli, tollote       a pranzo la cocina;
     ché questa tua malina       penso de medecare.
Or ecco pranzo ornato       de delectoso pane,
     nero, azemo & duro       che nol rosecara l cane!56
     non lo posso enghiuttire,       sì reo sapor me sane!
     altro cibo me dane,       se me uoli sostentare.
Per lo parlar ch’ài facto,       tu lassarai el uino;
     né a pranzo né a cena       non mangerai cocino;60
     se più fauelli, aspectate       un graue disciplino;
     questo prometto almino       non te porrà mucciare.
Recordo d’una femena       ch’era bianca, uermiglia,
     uestita, ornata, morbeda,       ch’era una marauiglia;64
     le sue belle fateze       lo pensier m’asutiglia;
     molto sì me simiglia       de potergli parlare.
Or attende l premio       de questo ch’ài pensato;
     lo mantello artollote       per tutto sto uernato;68
     le calzamenta lassale       per lo folle cuitato;
     et un disciplinato       fin a lo scorticare.
L’acqua che beuo noceme,       caggio netropesìa;
     lo uino, prego, rendeme       per la tua cortesìa!72
     se tu sano conserueme,       girò ritto per uia;
     se caggio nenfermarìa,       opo me t’è guardare.
Poi che l’acqua nocete       a la tua enfermetade
     et lo uino noceme       a la mia castitade,76
     lassa lo uino2 & l’acqua       per la nostra sanetade;
     sostien necessitate       per nostra uita seruare.
Prego che non m’occide!       nulla cosa demanno;
     en uerità promettote       de non gir mormoranno;80
     lo entenzare ueiome       che me retorna en danno;
     che non caggia nel banno       uogliomene guardare.
Se te uorrai guardare       da omne offendemento,
     sirocte tracta a dare       lo tuo sostentamento;84
     & uorrome guardare       dal tuo encrescemento;
     sirà delectamento       nostra uita saluare.
Or uedete l prelio       ch’à l’omo nel suo stato!
     tante son l’altre prelia,       nulla cosa ho toccato;88
     che non faccian fastidio,       aggiol’abbreuiato;
     finisco sto tractato       en questo loco lassare.