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LAVDA .LXXXXIJ. 151

Moczato da lui tutto,16
     & nulla perde et nulla pò uolere;
     omne possede et de nulla è corrupto,
     però ch’ello n’è moczo omne appetere;
     l’essere & possedere       Lo nichilo tutto20
     quel è conducto che me fa uilare.
Vilisco omne cosa
     et omne cosa opo t’è possedere;
     chi è cosa d’omne cosa,24
     nulla cosa mai non può uolere;
     questo è lo primo stato       De l’homo anichilato,
     che ha abnegato tutto suo uolere.
Tutto lo suo uoler sì è abnegato28
     et fact’à l’unione,
     et èsse messo en mano de lo suegliato11
     per hauer più ragione,12
     son tranquillati i uenti       De li passati tempi,32
     facta è la pace del temporegiare.
Passato l tempo del temporegiare,
     uenuto è un altro tempo ch’è magiore;
     facciamo regemento per regnare36
     nel primo & nel secondo & nel megliore;
     iura che ragion mantenga a tutte ore,
     en nulla parte faccia demorare.
En nulla parte demoranza faccia,40
     ma sempre sì se deggia exercitare,
     però che lo ’ntellecto non è posato,
     ché ancora ua per mare;       Chi ben non sa notare,
     non se uada a bagnare;44
     subitamente porrìase anegare.
Anegar può l’omo per lo peccato,
     chi non uede el defecto;
     però ch’è dubitoso questo stato48
     a chi non uei l’affecto;       Priuato lo ntellecto,
     sguardando ne l’affecto,
     la luce che luce tenebrìa me pare.
O entenebrata luce13 che en me luce,52
     que è ch’io en te non ueggio?
     non ueggio quel che deggio
     et que non deggio ueggio;
     la luce che luce       Non posso testare.56
Staendo en questa altura de lo mare,
     io grido fortemente:
     succurre, Dio, ch’io sto su l’anegare!
     et per fortuna scampai malamente;60