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X PREFAZIONE

certo’1; altro di certo se non la tradizione e la testimonianza dei codici utilizzati.            Ma secondo la prima intenzione dell’editore, la raccolta avrebbe dovuto constare di sole novantatré poesie e chiudersi con ‘Donna del paradiso’, la quale fu messa a quel posto appunto ‘per clausura de le precedente... & per uno separamento da le seguente laude trouate in diuersi libri’2.            Di queste ultime la lxxxxiiij, la lxxxxv e la lxxxxvj furon tolte dal codice perugino del 1336 e aggiunte alle altre quantunque nella lxxxxv e lxxxxvj il Bonaccorsi rilevasse alcuni difetti; le cinque seguenti si trovavano ‘nel libro todino (?) in fine’3 e forse l’editore stesso dubitava della loro autenticità; quanto all’ultima, la cii, fu accolta per riparare a un’inavvertenza commessa nella numerazione delle laudi: ‘Questa laude extrauagante è posta per finire el numero perfecto de cento; benché ne sian due de più sotto dui numeri cioè .xlvij. et .lxxvij. per inaduertentia: et cusì sono .cii. laude in tutto’4.

Riassumendo, i codici più antichi dovevano contenere una novantina di laudi, corrispondenti alle prime novantatré dell’edizione fiorentina; le quali son le stesse che vengono comunemente attribuite a Jacopone dai codici degni di maggior fiducia. Le altre che chiudono la raccolta, o si leggevano in manoscritti meno autorevoli o erano adespote o presentavan già tali alterazioni da indurre a sospettare della loro autenticità.

La poesìa jacoponica è quasi sempre poesìa d’occasione e la norma migliore per la distribuzione di quei ritmi sarebbe l’ordinarli secondo la data di

  1. Cf. il Proemio, p. 4.
  2. V. a pp. 155 e 156.
  3. V. a p. 159.
  4. V. a p. 170.