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LAVDA .LXXXVIIJ. 135

L’umilitate la superbia uide,
     d’un alto monte sì l’à tralipata;
     la enuidia, uedendo, sì se allide,
     la caritate l’arde & ha brusata;164
     et l’ira, ciò sentendo, sì se occide,
     la mansuetude sì l’à strangulata;
     l’accidia, che unqua mai non ride,
     iustitia l’à troppo ben frustata;168
     auaritia, ch’à morti li suoi rede,
     la pietate sì l’à scorticata.
Luxuria sì sta molto adornata,
     pensa per sua belleza de campare;172
     ma la castitate l’à accorata,
     molto dura morte gli fa fare;
     et en un pilo sì l’à sotterrata,
     et loco a gli uermi fala deuorare;176
     la gola sì n’è molto empaurata,
     discretione uolese amantare;
     ma la temperanza l’à pigliata,
     tienla en pregione & fàlase enfrenare.180
Poi che le uirtute hanno uenciuto,
     ordenano d’auer la signorìa;
     lo terzo stato claman per aiuto,
     ché, senza lui, prendon mala uia;184
     cercano la Scriptura, han enuenuto
     ó lo Signor de riposar desìa,
     concordia sì hanno conceputo
     ch’en throno de lo mperio segga dia;17188
     el per electione l’ànno elegiuto
     che rega & tenga tutta la bailìa.
Le uirtute fanno petitione
     a la signorìa que deggian fare,192
     ché ciascuna uol la sua ragione,
     et estatuto uogliono ordenare;
     de la concordia trouan la magione,
     là u’ella co lloro deggia reposare,196
     et discordia mettono en pregione,
     che omne ben faceua deguastare;
     et omne tempo uogliono ragione
     et nullo feriato uoglion fare.200
Concordia non può bene regnare,
     se de sapere non ha condimento;
     lo secondo ramo fonno clamare
     che de sapere ha l’amaestramento;204
     cherubini uogliono abracciare,