De la luce facea la tarza et de la tenebra la lanza,
posi mente a la bilanza et comenciai a caualcare.
Al primo grado ch’io salìa, la pigritia trouai emprìa,
dissi: donna, male stia! ché per te nasce onne male.96
Io sguardai, non era sola, apresso lei staua la gola
con un’altra ria figliola, luxuria è suo uocare.
Entanno disse l’alma mia: questa è mala compagnìa,
con la lancia la ferìa et sì la feci tralipare.100
Poi me n’andai nel seconno, uanagloria me fo entorno,
uolea far meco sogiorno como già solea fare.
Io li dissi uillanìa, tosto me rispose l’ira:
noi hauemo una regina et semo de sì alto affare.104
Auaritia è el suo nome et manten questo costume,
cha racoglie & sì repone ciò che potemo guadagnare.
Io, uedendo tal brigata, la targia m’ebbi abracciata,
l’una & l’altra ebbi frustata et sì le feci scialbergare.108
Poi, crescendo mia possanza, fui al terzo22 con alegranza;
là trouai la ignoranza et sì la presi a biastemare.
Per sua camera cercaua et la superbia sì trouaua,
una donna molto praua, et ben me uolse contrastare.112
Vna ancilla uenne1 cortese, che allora facea le spese,
et uoluptate sì se desse, essa l’à presa a gouernare.
Io, uedendo sì mal gioco, dissi: questo non è poco,2
or al foco, al foco, al foco! et tutte tre fei consumare.116
Chi le uitia ha uenciute, regna en ciel con le uirtute,
ormai cresce sue salute se lle uirtù so concordate.
Poi nel quarto ramo entrai, en doi stati me trouai,3
collo poco & co l’assai, con ciascun sapea Dio amare.120
Nel quinto poi andai gioioso, là su fui più uirtuoso,
ché me fece lo mio sposo obedire & comandare.
Consumai omne graueza, uidime en sì gran richeza;
disseme l’alta potenza: or fa ch’en te la sacci usare.124
Fui nel sexto senza entenza ne la profonda sapienza,
concordai con la potenza ne la pura uolontate.
L’om che giogne tanto suso, con li cherubini ha puso;
ben pò uiuere gloriuso, ché uede Dio per ueritate.128
Quando me uidi en tanta altura, en me tenendo onne figura,
fomme dicto en quel’hura: ora spendi, ché l poi fare.
Io guardai al Creatore, assentìme d’andar sune,
et meditai a suo honore omne gente en suo affare.132
Poi ne l’octauo me n’andai et con gli angeli conuersai
nel mio sire che tanto amai, secondo lo lor contemplare.
En alto se leuò mia mente, al nono ramo fui presente,
laudo lo uero Onnipotente en sé medesmo uolsi usare.136