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PREFAZIONE | VII |
sue laudi spirituali; esso non varrebbe se non a darci la misura dell’ingegno e dell’erudizione di chi avesse avuto la voglia di spenderveli attorno.
La presente edizione è una semplice ristampa della prima raccolta di poesie jacoponiche edita da Francesco Bonaccorsi in Firenze nel 14901. A me parve degno di considerazione il fatto che G. B. Modio, volendo nel 1558 preparare un’edizione dei cantici del beato Jacopone con un comento teologico a edificazione delle anime timorate, ai manoscritti ed alle raccolte a stampa quali, ad esempio, la bresciana del 1495 e le due veneziane del 1514 e del 15562, preferisse questa editio princeps: segno che le riconosceva maggiore autorità e reputava la lingua di quel testo più vicina alla forma originale. È ben vero che noi non possiamo affidarci leggermente alle opinioni linguistiche del Modio, che nella poesìa jacoponica insieme con le forme particolari del dialetto todino rilevava strani inquinamenti calabresi, siciliani e napoletani; ma è anche vero che la sua scrupolosa fedeltà nell'attenersi al testo bonaccorsiano, fedeltà spinta al punto di riprodurne gli errori di stampa, trovava la sua ragione in un pregiudizio comune a’ suoi tempi e abbastanza diffuso anche ai nostri: che cioè Jacopone, per un profondo sentimento di cristiana umiltà, non volesse discostarsi dal nativo dialetto e cercasse di esprimersi coi vocaboli più volgari non disdegnando di ricorrere talvolta alle immagini più basse e più repugnanti; benedetto