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96 JACOPONE DA TODI

Epistola consolatoria a frate Iohanni da Fermo dicto da la Verna per la stantia doue ancho se riposa: transferita en uulgare la parte licterale: quale è prosa.          .lxiij.


     A Fra Ianne da la Verna,       ch’en quartana se sciouerna,
     a lui mando questa scretta,       che da lui deggi esser lecta.
Gran cosa ho reputata & reputo sapere abundare de Dio.
La ragione? perché in quello è exercitata la humilità con4
reuerentia.       Ma grandissima cosa ho reputata & reputo
sapere degiunare de Dio & patirne caristìa.       La ragione?
perché in quello la fede è exercitata senza testimonii: la
speranza senza expectatione de premio: la carità senza8
signi de beniuolentia.       Questi fondamenti sono ne li
monti sancti.       Per questi fondamenti ascende l’anima a
quello monte coagulato16 nel quale se gusta el mele de la
pietra et l’olio de lo saxo durissimo.12
     Vale, fra Iohanne, uale!       Non t’encresca patir male.
Fra la ncudene e l martello       sì se fa lo bel uasello;
     lo uasello dé star caldo,       perché l corpo uenga en saldo.
Se a freddo se battesse,       non falla che non rompesse;16
     se è rotto, perde l’uso,       et è gettato fra lo scuso.
Argoméntate a clamare       che l Signor te degia dare
     omne male & pestilenza       ch’a questo mondo è desplacenza.
Malum pene è glorioso,       se da colpa non è encloso;20
     se per colpa l’omo el pate,       non se scusan tal derrate.


Cantico de la natiuità de Iesù Christo.          .lxiiij.


     O Nouo canto,       ch’ài morto el pianto
     de l’huomo enfermato.
Sopre el fa acuto       me pare emparuto
     che l canto se pona.174
     Et nel fa graue       descende suaue
     che l uerbo resona.
     Cotal desciso       non fo mai uiso18
     sì ben concordato.8
Li cantatori       iubilatori
     che tengon lo choro,
     son gli angeli sancti       che fanno li canti
     al diuersoro,12