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94 JACOPONE DA TODI

Giendo a lui con fraudolenza       et cascollo d’obedenza,4
     felli far grande perdenza,       del paradiso fo cacciato.
Puoi che l’uomo fo caduto       et lo nemico fo saluto,
     et en superbia raputo,       ch’era signor deuentato;
Dio, uedendo questo facto,       fecese hom & diéglie l tracto8
     et tolseli tutto l’acacto       che sopre l’om auì’ acquistato.
Con la sua humilitate       tolseli prosperitate,
     et con la sancta pouertate       sì li dié scacco giocato.
Per gran tempo fo sconficto       lo nemico maledicto,12
     releuosse et fece gicto,       et lo mondo ha rapicciato.
Vedendo l’alta signorìa       che lo nemico sì uencìa,
     mandar ce uuol cauallarìa       con guidator ben amastrato.
San Francesco ce fo elesso,       per gonfalonier è messo,16
     ma nullo ne uol con esso       che non sia al mondo desprezato.
Non uol nullo caualliere       che non serua a tre destriere:
     pouertate et obedere,       en castità sia enfrenato.
Àrmase lo guidatore       de l’arme del Signore,20
     ségnalo per grand’amore,       de soi segni l’à d’ornato.
Tanto era l’amore acuto       che nel cuor hauea tenuto,
     che nel corpo sì è apparato       de cinque margarite ornato.
De la fico aue figura,       che è grassa per natura,24
     rompe la sua uestitura,       en bocca rieca melato.
Poi gl’insegna de schirmire,       de dar colpi & sofferire,
     ensegnali co degia dire       pace en bocca gli è trouato.
Lo nemico s’atremìo,       uedendo lui s’empaurìo,28
     paruegli Christo de Dio       che en croce auea spogliato.
S’egli è Christo, non me gioua,       ch’esso uencerà la proua,
     non so guerra che me moua,       sì par docto & amastrato.
Lasso me, da cui so uento!       ancora non me sgomento,32
     uoglioce gire & mo el tento,       ch’io possa far con lui mercato.
O Francesco, que farai?       te medesmo occiderai
     del degiunio che fai,       sì l’ai duro comenzato.
Facciol con discretione,       ch’agio l corpo per fantone,36
     tengolo en mia pregione       sì l’ò correcto et castigato.
Veramente fai co sancto,       el tuo nom è en onne canto;
     mòstrate co stai ad alto,       che l Signor ne sia laudato.
Celar uoglio lo migliore,       et mostrarme peccatore,40
     lo mio cor agio al Signore       tenendo el capo humiliato.
Quegna uita uorrai fare?       non uorrai tu lauorare,
     che ne possi guadagnare       et darne a chi non è adagiato?
Metteròmme a gir pezente       per lo pane ad omne gente,44
     l’amor de l’Omnipotente       me fa gir co nebriato.