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LAVDA .LVI. 85

Loco feci el fondamento       a uergogne & schirnimento;
     le uergogne so co uento       de uessica de garzone.
Questa schiera è sbarattata,       la uergogna è conculcata,68
     Iacouon la sua masnata       curre al campo al gonfalone.
Questa schiera mess’en fuga,       uenga l’altra che succurga;
     se nul’altra non ne surga,       ancho attende al padiglione.
Fama mia, t’aracomando       al somier che ua raghiando,72
     puo’ la coda sia l tuo stando       et quel te sia per guidardone.
Carta mia ua, metti banda,       Iacouon pregion te manda
     en corte i Roma, che se spanda       en tribù, lengua & natione.
Questa stantia sequente
era più in certi libri.
Et di’ co iaccio sotterrato,       en perpetuo carcerato;76
     en corte Roma ho guadagnato       sì bon beneficione.


Epistola a papa Bonifatio octauo.          .lvi.


     O Papa Bonifatio,       io porto el tuo prefatio
     et la maledictione       et scomunicatione.
Colla lengua forcuta       m’ài facta sta feruta,
     che colla lengua lingni       et la piaga me stingni.4
Ché questa mia feruta       non può esser guaruta
     per altra conditione       senza absolutione.
Per gratia te peto       che me diche: absolueto;
     et l’altre pene me lassi       fin ch’io del mondo passi.8
Puoi, se te uol prouare       et meco exercitare,
     non de questa materia,       ma d’altro modo prelia.
Se tu sai sì schirmire,       che me sacci ferire,
     tengote bene experto,       se me fieri a scoperto.12
Ch’aio doi scudi a collo       et, se io non me li tollo,
     per secula infinita       mai non temo ferita.
El primo scudo sinistro,       l’altro sede al diritto;
     lo sinistro scudato       un diamante à prouato.16
Nullo ferro ci aponta,       tanto c’è dura pronta!
     questo è l’odio mio,       ionto a l’honor di Dio.
Lo diricto scudone       d’una pietra en carbone,
     ignita como fuoco       d’uno amoroso iuoco.20
Lo proximo en amore       d’uno enfocato ardore;
     se te uuoli fare enante,       puolo prouare nestante.
Et, quanto uol, t’abrenca,       ch’io co l’amar non uenca;
     uolontiere te parlara,       credo che te iouara.24