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LAVDA .LV. 83

Se l’officio te delecta,       nulla malsanìa più è nfecta;12
     et ben è uita maledecta       perder Dio per tal boccone.
Grande ò auto en te cordoglio       co te uscìo de bocca: uoglio;
     che t’ài posto iogo en coglio       che t’è tua dannatione.
Quando l’uomo uirtuoso       è posto en luoco tempestoso,16
     sempre el troui uigoroso       a portar ricto el gonfalone.
Grand’è la tua degnitate,       non è meno la tempestate;
     grand’è la uarietate       che trouerai en tua magione.
Se non ài amor paterno,       lo mondo non gira obedenno;20
     ch’amor bastardo non è denno       d’auer tal prelatione.
Amor bastardo ha l pagamento       de sotto dal fermamento;
     ché l suo falso entendemento       de sopre à facto sbandegione.
L’ordene cardenalato       posto è en basso stato;24
     ciaschedun suo parentato       d’ariccar ha ententione.
Guàrdate dagl prebendate,       ché sempre i trouera’ afamate;
     et tant’è la lor siccitate,       che non ne ua per potagione.
Guardate dagl barattere       che l ner per bianco fon uedere;28
     se non te sai ben schirmere,       canterai mala canzone.


Cantico de frate Iacopone de la sua pregionìa.          .lv.


     QVe farai fra Iacouone?       sè uenuto al paragone.
Fusti al monte Pelestrina       anno et mezo en disciplina;
     pigliasti loco malina,       onde ài mo la pregione.
Prebendato en corte i Roma,       tale n’ò reducta soma;4
     omne fama mia s’afoma,       tal n’aggio maledezone.
So aruenuto prebendato       ché l capuccio m’è mozato,
     perpetuo encarcerato,       encathenato co lione.
La pregione che m’è data,       una casa soterrata;8
     arescece una priuata,       non fa fragar de moscone.
Nullo homo me pò parlare,       chi me serue lo pò fare;
     ma èglie oporto confessare       de la mia parlatione.
Porto getti de sparuire,       sonagliando nel mio gire;12
     noua danza ce pò udire       chi sta presso a mia stazone.
Da poi ch’i’ me so colcato,       reuoltome ne l’altro lato,
     ne i ferri so zampagliato,       engauinato en catenone.
Agio un canestrello apeso,       che dai sorci non sia offeso;16
     cinque pani, al mio paruiso,       pò tener lo mio cestone.
Lo cestone sta fornito       sette de lo dì transito,
     cepolla per appetito,       nobel tasca de paltone.
Po che la nona è cantata,       la mia mensa apparecchiata;20
     omne crosta è radunata       per empir mio stomacone.