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monte ella comanda. che ruomo l’accia opero di

giustizia, e guardisi da opero di vizio ’.

La giustizia ^ la più nobile cosa, e la più forte virtù che sia; e tatti gli uomini savi ^ amano l’opere della giustizia, e meravigliansi della sua bontà ^, più che della stella lucida, o del sole quando si corica, o quando si lieva \ però ch’ella è perfetta ^ virtude, più che niuna dell’altre. Ed usa r uomo giusto la giustizia in sé, e negli altri suoi amici ^; però che l’ uomo, che non è bono né a se né ad altri suoi amici, si è pessimo; che acciò che l’ uomo sia buono, non basta essere buono pure a sé, anzi conviene eh ’e’ sia buono per sé, e per li suoi amici.

La giustizia non é parte di virtù, anzi è tutta la virtù. E la ingiustizia non parte di vizio, anzi

1) Il t: se garl. des rires, qui sont pur roìeiUè.

2) Sari, manca al t. Il ms. Vis. si.

3) Aggiunto sua coi mss. del Sorio, e col t.

4) Il T meno poeticamente: fins que /’,: la ciarle dov, soleil, ou des estoiles. Il ms. Vis. è conforme a Bono.

5i II t: plus entérine et plus mìnpliè, qve nvic des autres vertu:.

6) Bono, ed il m.s. ^ is. qui aggiunge nmici, e poco appresso lo aggiunge dopo altri. La sua giunta è giustificata dal T che dice chiaramente in fine del periodo: il li contient estre bons et à soi, et à ses o’iìììs. La s"i"stizia non è dunque che per gli amici!