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Capitolo XXI.

Dell’ira, e della mansuetudine.

Nell’ira si è mezzo ed estremo, e hanno proprii nomi gli estremi; e chiamasi lo mezzo mansuetudine ^, e TuDmo che tiene lo mezzo si chiama mansueto; e quegli che sopr’ abbonda nell’ ira si chiama iracondo, e quegli che s’adira meno che non dee sì si chiama inirascibile ^ E quello ch’è veramente mansueto, sì si adira di quello che dee, e con cui ^ e quanto, e come, e quando, e dove; e quello è iracondo, che passa il mezzo in quelle cose, e tosto corre in ira, e tosto ritorna *, e questo è lo meglio che è in lui, però che se tutte le cose ree si raunassero in uno, non sarebbe da sostenere.

1) B chiamasi lo mezzo mansueludine, manca al t: è nel ms. Vis.

2) Il t: cil qui se corrouce mains qu’il ne doit, est apelez neant correcous. L’edizione lionese, ed i mss. marciani A. B. non irevole. 11 ms. Vis. irascibile.

3) Con cui, manca al t, die dice solo: de ce qu’ il doit, et en cele quantité, et en cel leu, et en cele maniere qui est convenable.

4) Il t: mais jilusor foiz retorne tosi, et lefierement.