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ciascuno uomo il quale è giusto o reo \ si è cotale però che egli vuole essere. Ma quando l’uomo è fatto ingiusto o reo, non diventa per ciò giusto perdi’ egli voglia essere, sì come addiviene dell’ uomo che soleva essere sano e diventa infermo, che non diventa sano perchè egli n’abbia volontade. da ch’egli non vuole credere al medico, né usare le cose le quali lo conservano in sanitade. E simigliante si è a colui che getta la pietra, che innanzi eh’ egli l’ abbia gittata, sì è in suo potere di gittarla o no; ma quando egli l’ ha gittata, non è in suo potere di ritenerla, ne in sua volontà. E così addiviene dell’ uomo il quale diventa reo. Dal cominciamento è io suo arbitrio d’essere buono o reo, ma da che egli è reo, non è in suo arbitrio di diventare buono ". Non solamente sono malattie nell’ uomo per volontade; ma ♦ìziandio elle sono nel corpo, sì come è essere l’uomo cieco e zoppo. E queste malattie possono essere in due modi. L’ uno per natura, sì come

1) Mutato e in o, voluto dal senso, e dal t.

2) La stampa prevarica: il quale dicenla reo al cominciamento che fu in suo arbitrio di diventare biiono. Empiuta la lacuna, e corretta l’interpunzione col t: tout autressi est ■il de l’onte. Car au coramencement est il en sa volonté d’estre bons au maiivais; mais des qu’il est mauvais devenuz, il n’ est pas en sa volonté de retorner en sa honte et estre bons. Così anche i mss. del Sorio. e Vis. e l’Etica di Aristotile.