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innalzato di tempo in tempo alcuno di essi, tutti ambivano,

speravano, facevano prodigi di prodezza per conseguire altrettanto; istituirono gli ordini cavallereschi, a premio di valore personale, senza trasmissione di titolo, ne di privilegi, ne’ successori.

Fra queste due nobiltà era naturale antagonismo, a bello studio fomentato dai re. I popolani di necessità parteggiavano per la nuova nobiltà, eccettuati quelli che fossero al servizio volontario o necessario dell’ altra, come uomini d’arme, paggi, scudieri, contadini ecc. ecc.

Chi professò le arti nobili, o liberali, fu sempre riguardato come fornito di personale nobiltà, non meno che i figli (liberi) dei patrizi.

Brunetto, notaio, maestro di filosofia, dettatore del Comune, era fra questi.

La distinzione fra nobili nuovi e vecchi, non era senza profonda ragione.

Capitolo MIL

Spigoliamo delle postille del Sorio:

  • Prudentia constat ex scientia rerum honorum

et malorum (Tullio, De Nat. Deor. IIL)

» Priusquam incipias, consulito; et ubi consul neri s mature, facto opus est (Sallustius De Conjur. Catil. L)