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dici, mss., spesso copie di copie, fatti per mercede

da uomini venali, ignoranti, negligenti, e tal fiata temerari!: guastamestieri, a compendiar tutto in una parola, i quali lavoravano e non istudiavano: fine dei quali era il lucro, e non la sapienza: i quali l’amor delle lettere non conoscevano forse pure di nome, né sapevano che al mondo fosse mai stato. Rammentiamo che qualche studioso per necessità con ineffaljile fatica da ^è copiava i suoi testi. Ma da quali codici antichi li copiava^ e come conciati da’ più vecchi amanuensi ? Siamo sempre da capo. Francesco Petrarca, il quale aveva amici ed ammiratori in tutta la penisola, sopra la quale esercitava una tal qual sovraintendenza letteraria, tramandò alla j)OSterità descrizioni che possiamo dir tragiche della condizione delle biblioteche, delle officine librarie, e delle difìflcoltà di rinvenire chi a dovere copiasse un libro. Sembrano fatti incredibili; ma sono fatti. Vuol dunque ragione, che si cammini, come diciamo, co" piedi di piombo, prima di pronunciare decreti di condanna contro i padri della nostra lingua e letteratura, giudicandoli secondo le lezioni dei loro hbri come oggi li possediamo, scritti e trascritti da lunga catena di idioti gagliotìi, o saccenti. Ed in fatto di autenticità, bisogna procedere con infinita cautela, prima di negarla, impugnarla, o metterla in dubbio, per soh argomenti negativi, che sovrabbondano e soperchiano, sì veramente che si voglia col fuscellino cercarli entro qualunque scrittura, ed entro qualunque storia altresì contemporanea.