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est (lete sans usure. » I versi di Orazio non bene

tradotti, sono dell’ ode 2.*" dell’ Epodo:

Beatus ille qui procul negotiis Ut prisca frens niortalium, Paterna rura bobus exercet suis, Solutus omni foenore.

Se Bono tradusse: Quegli ha bene operato, dove Brunetto scrisse, secondo il testo del Chabaille: Bieneurés, vergiamo che il ms. Capit. Ver. legge: Bieneurres, ed una variante del Chabaille: Bons ovriers, e questa era nel testo francese di Bono, che non frantese, ma bene intese. Ebbe la sfortuna di avere innanzi un codice scorretto. Avrebbe poi volgarizzato meglio altresì la seconda parte della sentenza di Orazio, se avesse avuto questa lezione del Chabaille: « Et cultive ses biens, et ses chans, et sa terre, sans laidece, et sans usure. » Adagio dunque a’ ma’ passi prima di sentenziare che Bono ha franteso.

Aggiungo di più: che ser Brunetto copiò la sentenza di Orazio da una Raccolta che riportavala da se, comunque tradotta, e non la studiò nell’ode: avvegnaché se in quell’ode l’ avesse egli studiata, avrebbe conosciuto come il poeta qui parli per ironia, e non seriamente, facendo celebrare la beatitudine della vita campestre, franca da ogni usura, da un