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ou profanes, traduits en vieux français, et connus
sous le titre de Moralité des philosophes: il existe un très-grand nombre de manuscrits de cet ouvrage en vers et en prose, et le savant florentin n’ a guère eu d’autre paine que de choisir la version que lui convenait pour en enrichir le Livre du Tt^esor. Du reste l’ Autor ne lait point mystère de cet emprunt, et donne pour raison que plus on reunit de bonnes choses, plus il eu resuite de bien. » Brunetto confessa appunto questo nelle parole del capitolo I del libro VII riportate poco sopra; oltre la confessione fatta in generale nel prologo del primo libro, che il Tesoro è compilato da molti libri.
Thor Sundby con minuta analisi fa toccar con mano quanto Brunetto copiò da questi libri: Morallum Dogma, di Gautier de Lille: De arie loquencli et tacendl, di Albertauo da Brescia: De quatuor virtutibus carcUnalibus, di Martino Dumense: Summa de virtutibus, di Guglielmo Perrault: Libri Sententiarum, di Isidoro da Siviglia.
Senza che, una rapidissima lettura della descrizione di quaranta mss. francesi esaminati dal Chabaille per la sua edizione, dimostra apertamente come non pochi sieno mancanti di parti essenziali, ed altri sovrabbondino di brani, anche non brevi, ch’egli Analmente riunisce in appendice al volume, e che possono credersi autentici, non essendo stato il Tesoro creato tutto d’ un tratto, ma cresciuto per sovrapposizione a poco a poco. Sono tra questi, una descrizione di Terra santa, ed un racconto della