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dopo la sua morte, la nominanza clie rimane di

sue buone opere, mostra eh’ egli sia ancora in vita. Orazio disse: La gloria fa \ che quel non sia morto, che è degno di lode. Ma contro a gloria egli medesimo, Orazio, disse: Quando tu sarai bene conosciuto alla piazza di Agrippa, e nella via Appio, anche ti converrà andare là, ove andò Numa e Anco: ciò è a dire, quando tua nominanza sarà andata qua e là, anche ti converrà andare a loro, cioè alla morte. Boezio dice: Morte dispetta tutte glorie, e inviluppa gli alti e bassi, e pareggiali tutti. Ma noi chiediamo gloria sì dismisuratamente ^, che noi vogliamo più tosto parere buoni, che essere; e più tosto essere rei, che p.irere. Però disse Orazio: Falso onore diletta, e nominanza bugiarda dispaventa. Lo frutto di gloria è spesso orgoglio, di che Boezio disse: In molte migliaia di uomini non è se non uno infiammamento d’orgoglio \- ma in gloria non v’ha punto di frutto, se egli non v’ ha altro bene con essa; secondo che Giovenale dice: Tutto che gloria sia grande, non vale nulla se ella è sola. E ciò disse Tullio: Chi vuole avere gloria, faccia che sia tale come egli

1) Corretto dista, in fa, il t: defent.

2) Ag-g’iuuto sì, col t: si desme sureement.

3) Mutato udire di orecchi,iii infiammamento d’orgoglio, col T: en/femens de orgoil.