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castità ’ è mezzo tra ’1 seguire l’ uomo le sue volontadi, e al tutto lasciarle. Larghezza è mezzo tra avarizia e prodigalitade, però che ’1 prodigo viene meno in ricevere e soperchia in dare, e l’avaro fa tutto il contrario. Ma l’ uomo eh’ è largo, tiene il mezz’^ in tra questi duo estremi. La liberalità e r avarizia e la prodigalità sono nelle cose piccole e nelle cose mezzane, ma nelle grandi cose sì si chiama lo mezzo magnificenza. La suprabbondanza non ha nome in latino, ma in greco si dice pleonasmon ^, e ’1 poco si chiama pjrvificenza. ^

Mezzo nella volontade e nell’ onore si è equanimitade, cioè eguaglianza. Equanime si è quegli che non vuole troppo, anzi tiene lo mezzo. Magnanimo si è quegli che vuole lo troppo, e quello che non vuole è detto pusillanime. L’uomo che s’ adira delle cose che si conviene e quando e quanto e come, è mansueto. E quel che s’adira

1) II T: atemprance.

2) Questo periodo manca al t. II ras. Vis. qui è confuso. Il ms. Zanotti ed i Marciani leggono apochilia, che viene da ocrroxeco, latino effundo. Il nome di Aristotele è ex-Kit ço%ci\ toc. Nota del Sorio.

3) Corretto parvenza in;)aro//?(;ej/;fl, coli’ edizione 1734, e colla lionese. Cosi anche il ms. Vis. Bono poi dice sempre parvi/Ica. Il Sorio propone di emendare la Crusca alla voce parvenza per pochezza, che recita questo esempio.