Pagina:Latini - Il Tesoro, 3, 1880.djvu/477


473

dere, che quegli che molte cose possiede sia bene

venturato, ma quegli che usa saviamente quelle che Dio gli ha donato, e quegli che bene sofferà sua povertà, che più teme i ’ vizii che la morte; e ricca cosa ed onesta è lieta povertà; e doloroso usare è grande povertà. Seneca dice: Quegli non è povero, che è lieto; e quegli che bene si accorda a sua povertade, è ricco; e quegli non è povero che ha poco, ma quegli che più vole ^ Se tu voli arricchire, tu non dèi crescere tuo castello, ma menovare tua malvagia volontà ’. La corta via d’ arricchire è dispregiar le ricchezze, che r uomo può bene tutto sprezzare *, ma non tutto avere. E però Tullio disse: Diogene Mo povero fu più ricco che ’1 grande Alessandro, che più vale quello ch’egli non volle ricevere, che quello che Alessandro potea donare; che poco valea in sua borsa od in suo granaio ^ poi che egli non agognava ’ se non l’altrui, e non con 1) Corretto scusa in teme i, col t; crient vices.

2) Ommesso Seneca dice, prima di se, pei’chè manca al t.

3) Aggiunto malvagia col t: convoitise.

4) Corretto spendere, in disprezzare, col T: despire.

5) Aggiunto Biogene, col t: Diogenes li poures.

6) Corretto òoce, in borsa, t: huce, errore commesso altra volta; e sua grandezza, in suo granaio, col t: ses greniers.

7) Corretto avere in agognava, col t: bovit.