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Ettore, quando vivea gloriosamente, e vecchiezza
menimò la ^ nominanza del grande Titone ^.
La seconda h, che voluttà ^ di ricchezza abbatte la virtii. Orazio dice: Quegli perde sua anima e la virtude \ che sempre si studia di crescer suo castello; egli discado per avere; che ^ gioia e letizia, non viene tanto a ricchi uomini, né quelli non visse male che si morì nascendo ^ Giovenale dice: Nullo dimanda onde viene quello eh’ egli ha; ma eh’ e’ l’ abbia, e che lo possa avere ’. Orazio disse; Né lignaggio, né virtude non è pregiata senza ricchezza. Nulla cosa non è
1) Corretto menima, in menimò, col t: amenuisa.
2) Corretto Catone, in Titone, col t: Titonus. Bravi gli amanuensi !
3) Mutato volontà, in vohcttà, come altrove t: convoitise.
4) Il t: sa arme, et la vertu. Orazio qui mal tradotto, dice: perdidit arma, locum virtutis deseruit, qui etc.
5) La stampa egli discende per avere i/ioia e letizia, e non: Corretto ei/li discade per avere: che gioja e letizia non viene ecc. t: il dechiet por avoir; car joie et leesce ne viennent etc.
6) Corretto mangiandosi, in nascendo, col t: en naissant. Orazio dice: nec vixit male qui natus moriensque fefellit (Mor. Dog. LXIX).
7) La stampa: nullo dimanda quello eh’ egli ha, ma quello che pensa avere. Corretto: nullo dimanda onde viene quello eh’ egli ha; ma eh’ e’ l’abbia, e che lo possa avere. T: nus ne demande d’ où ce vient ce que il a; mai que il l’ait, et que il le puisse avoir.