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Capitolo LXVI.
De’ beni del corpo quanti sono ’.
Li beni del corpo sono sei, cioè beltà o nobiltà, leggerezza, forza, grandezza e sanità. Questi sono li beni da parte del corpo, de’ quali l’uno n’ ha più, e l’ altro meno. E tali sono, cbe molto si sforzano e si dilettano a queste cose, l’uno più dell’ altro; ma ispesso ne può addivenire più male che bene, e ’ più onta che onore; che per diletto di loro, egli refutano e cacciano le virtudi. Però dice Giovenale, che beltà non si accorda ^ guari bene con castità, e che pregio di beltà non diletta li casti; ma egli dice, che quella è casta, che non fu richiesta ^ Dunque pare bene, che beltà di corpo non è amica di castità.
1) Il t: Be biens doio cors.
2) Ommesso che di male è, dopo bene, perchè ripetizione viziosa, che manca al t.
3) Mutato accosta, in accorda, coi t: ne s’acorde piaires.
4) Mutato quello è casto, che non fu o’ichiesto, in quella è casta, che non fu richiesta, col contesto (riferendosi il discorso a beltà), e col t: cele est chaste qui onques ne fu requise.