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Capitolo LVI.
Della vera amistade ’.
Amistà, eh’ è sotto ’ carità, è di tre maniere.
L" una è per diretta fede, e per verace amore di benevolenza ^ e però dura sempre in sua fermezza, e non può essere partita per avversità, ne per cosa che addivegna; e questa virtude ■. vale tutto il tesoro del mondo, però che nullo uom o può venire a compimento di ben fare per se solamente. E tale amistà non è altro, che buona volontà verso alcuno per cagione di lui. Salustio dice: L’ ufficio di questa virtii, è volere e disvolere una medesima cosa, ma ch’ella sia onesta.
Seneca dice, che secondo suo ufficio ^ è, castigare in secreto, e lodare in aperto. Tullio dice: La legge d’ amistà è, che noi non dimandiamo
1) Mutato Della pnma branca di virtude, in Della vera amistade, col t: De la veroAe amistiè.
2) Corretto con, in eh’ è sotto, col t: qui est sous.
3) Il T: par veraie biencoillance.
4) Aggiunto virtude, coI’t: ceste vertus.
5) Aggiunto secondo, col t: l’autre off ces.