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adirati, ma ’ o per castigare, o per vendicare.
Non per tanto a questa maniera di castigamento doviamo noi venire poco, e non lietamente. Ma ira sia di fuori di noi. però che con essa nulla cosa si può fare a diritto. Lo maestro disse: L’uomo dee mostrare, che la crudeltà ch’egli ha nel castigamento sia per l’ offesa di colui cui egli castiga. E per onta che noi avessimo con nostri nimici, doviamo noi soffrire di udire ^ di gravi parole, che è diritta cosa di tenere temperanza, e cessare ira, e le cose che V uomo fa con alcuno turbamento, non possono essere dirittamente fatte, né iodate da quelli che le odono dire. ^ Laida cosa è dire di sé cose false, e seguire a gabbo i "* cavalieri che chieggono vanagloria.
In ^ tutte queste cose conviene egli seguire li costumi degli ^ uomini, non la loro natura, né
1) Aggiunto ma, col t: mes que. È anche nel latino di Tullio qui tradotto.
2) Corretto dire, in udire, col t: oir.
3) Corretto non lodare di quelli che lodano i cavalieri in né lodate da quelli che le odano dire, e mutata l’interpunzione, col t: ne loèes da cels qui les oient dire.
4) Ag-giunto Laida cosa è dire di sé cose false, e seguire a gabbo, col t: Laide chose est dire de soi meisniement choses fauses, et ensuirre a gabois les chevaliers etc.
5) Mutato e, in in, col t: en toutes choses.
6i Corretto le riio.ggiori agli, e poi a lor natura, in li costumi degli, e poi la loro natxtra, col t: les costumes as homes.... lor nature.