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pecunia, menima più tosto in sua benignità, ’

che di tanto come tu usi più, di tanto la potrai meno usare. Chiunque più dona e dispende di suoi danari, tanto n’avrà egli meno.

L’altra maniera, che viene da virtude, fa r uomo più degno, e più apparecchiato di fare bene di tanto, come l’ uomo vi si costuma più. Quando Alessandro si procacciava d’avere la buona volontà di quelli del ^ regno di suo padre, cioè di Macedonia, per danari ch’egli donava loro; suo padre, cioè il re Filippo, gli ^ mandò lettera in tal maniera: Quale errore ti ha mosso in questa speranza, che tu credi che coloro sieno leali inverso di te, che tu hai corrotto per danari? Tu fai tanto, che quelli di ’ Macedonia non ti terranno niente per re, ma per rainistratore, e per donatore. Quegli che riceve, ne diventa peggiore \ che sempre sta intento che tu gli doni.

1) Il T: apetice plus tosi, et ensuit benignile. Forse invece di ensuit dee leggersi erapuie. Mor. Dog. XXIX. Tali henignitate iollitnr benigniias.

2) Ommesso suo, primo di regno, perchè manca al t, e nuoce alla diritta sentenza.

3) Mutato si, in gli, col t: li envoia.

4) Corretto proprio, in peggiore, col t: pires.