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loro bisogno, o che sieno malati per ispendere

con loro. Gli amici desiderano ciò ’ che e’ nemici varrebbero ^ E per questo la fine dell’uomo^ è come del malvagio amore, che strania fellonia è di spignere un uomo "* nel!’ acqua per trarnelo fuori, di abbatterlo per rilevarlo, o di serrarlo per poi disserrarlo % che la fine di torto fatto non è beneficio, e ciò non è servigio, disfare altrui lo male che e’ fa ^.

Appresso guarda quello che Tullio disse, che tu non affretti troppo di mostrare che tu sappi grado del bene che l’ uomo t’ ha fatto. Quelli che ti staggisce lo tempo del guiderdonare, pecca piii che quelli che ’1 passa. Che ciò che tu non voli che dimori intorno a te, pare che sia cambio, e

1) Aggiunto gli amici desiderano, col t: li ami desirrent.

2) Corretto ciò che suo amico varrebbe, in ciò ch’e’ suoi nemici varrebbero, col t: ce qui ennemi vondroienl.

3) Aggiunto dell’ xiomo, col t: le fins de l’ome. Seneca citato in Moral. Dogm. XXVIII, dice exitus odii.

4) Corretto spegnere il fuoco, in spingere un uomo, col T: plungier I home.

5) Il T ha di più delle stampe: ou de lui abatre por relever, ou lui enclorre por mctre hors. Empiuta la lacuna.

6) Il t: ce n’est pas servises qui oste le mal qìie il a fait. Corretto per disfare lo male che altri fa, in disfare altrui lo male eh’ e’ fa.