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potenza, e poi viene ad atto, sì come avviene delli sensi dell’uomo, che prima ha l’ uomo la potenza di vedere e dell’ udire, e poi per quella potenza ode e vede; e non vede né non ode l’ uomo prima ch’egli abbia la potenza del vedere e dell’udire. Dunque vedemo già, che nelle cose naturali * la potenza va dinanzi all’ alto. E nelle cose morali tutt’ il contrario, che l’operazione e l’ atto va dinanzi alla potenza. Verbigrazia: l’uomo si ha la virtii che si chiama giustizia, per aver fatte molte operazioni della giustizia; ed ha l’ uomo la virtù della castità, per avere fatte innanzi molte opere di castità. E così addiviene nelle cose artificiali ’. Che l’uomo ha l’arte di fare le case, per aver fatte prima molte case, che altrimenti non potrebbe r uomo avere quell’arti, se non le avesse molte volte operate dinanzi. E similmente addiviene d’ un sonatore d’ uno strumento ^ per averlo molte volte sonato dinanzi.

E r uomo è buono per fare bene, ed è reo per fare male. Per una medesima cosa s’ingenerano in noi le virtudi, e si corrompono se quella cosa si fa in diversi modi; ed addiviene della virtù come della sanità, che una medesima cosa^

1) Nelle cose naturali, è glossa di Bono, che manca al ms. Vis.

2) Il T: choses de mestier et de art.

3) 11 t: un citoler.