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Lo terzo officio è, che V uomo dee costringere
il pensiero ’ di mangiare. Seneca dice, che sia tua vita di picciolo mangiare, e ’1 tuo palato sia mosso per fame e non per sapore. Sostieni dunque tua vita di tanto, quanto natura richiede. Orazio disse: Le vivande che sieno prese senza misura, divegnono amare. Seneca disse: Tu dèi mangiare per vivere, e non vivere per mangiare. Orazio dice: E’ non è cosa, che V ebbrezza apertamente
- non faccia, ella iscuopre il secreto,
ella mena il disarmato a battaglia, ed insegna ^ l’arti. Gieronimo dice, che chi è inebriato, è morto e seppellito. Agostino dice: Quando l’uomo crede bere il vino, e egli è bevuto da lui. Lo maestro disse: Più onorevole cosa è che tu ti lamenti di sete, che essere ebbro ^ Lo poeta disse: Virtude è a sotferirsi ^ delle cose che dilettano in mala parte.
Lo quarto officio è, che per mangiare tu non dispenda disordinatamente; che ciò è laida cosa che’ tuoi vicini ti mostrino a dito, e dicano: Tu sei divenuto povero per tua ghiottornia. Orazio disse:
1) Il t: le corale dou mangier.
2) Aggiunto: aperlamente, col t: ne face aperte.
3) Corretto e disdegna, in ed insegna, col t: et enseigne les ars.
4) 11 t: quant li hom caide de vin boivre, il est heuz.
5) Il t: vertus est de soffrir soi.