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neca disse: Considera ciò che a natura è sufficiente
\ e non ciò che lussuria ^ richiede; che siccom’ il pesce è preso all’ amo, e l’ uccello al lacciuolo, così è l’uomo preso per mangiare e per bere dismisuratamente. Egli perde suo senno, egli perde sua coscienza, egli dimentica tutte opere di virtii.
In questa virtù ha quattro ufficii.
L’ uno è di non mangiare innanzi ora stabilita. Seneca disse: Nulla cosa è dilettevole, s’ eir è troppo ispesso. Orazio disse: Ciò eh’ è poco, diletta più. Resta adunque infino a tanto che natura si muova, che tutti gli oltraggi la confondono, e misura la conforta.
Lo secondo officio è, che l’ uomo non chieggia troppo preziose vivande, che crapule e ebbrezze non sono senza lordura. Ahi come è laida cosa di perdere senno, moralità ^ e sanità per soperchio di vino e di vivanda ! Giovenale dice, che in questo vizio caggiono quelli che fanno grande forza, come l’ uomo debba partire la lièvre e la gallina.
1) Corretto sofferse, in è sufjicìente, col t: ce que à nature suffist.
2) Corretto leggiadrìa, in lussuria, col t: lecherie, così tradotto altre volte.
3) Corretto memoria, in moralità, col t; rdoralitè.