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Lo quinto ufficio disse Orazio medesimo: Se

alcuno ti dice suo segreto, tu il celerai, e non lo iscoprirai. ne per ira, ne per giuoco ^ Guarda che tu dichi, a cui ’, e di cui: e sì ti guarda da quello che ti dimanda scegli è Musingatore sgolato \ eh’ egli non può celare quello eh’ egli ode, né ritener quello che gli entra per gli orecchi, che poi che la parola è uscita della bocca, ella vola in tal modo che mai non si può richiamare. Lo maestro disse: Non scoprire il tuo segreto, che se tu medesimo noi vuoi celare, tu non dèi comandare ad altrui che lo celi. Terenzio disse: Tieni in te ciò che tu odi, più volentieri che tu non parli. Salomone disse: In molto parlare non falla peccato. Sopra tutte le cose, sì fuggi tenzone; che dottosa cosa è ad astringere contro a suo pari, e fuori di senno è tenzonare a’ suoi maggiori, e laida cosa a piii basso: ma ^ piii folle chi si pone a tenzonare con folle, o con ebro.

1) Il t: ne par jjvresce.

2) A cui, manca al t.

3) Corretto se gli, in s’ egli, col t; se il est.

4) Il T: ienglierres, che il Serio traduce: linguacciuto. o, Ag-giuuto a piì basso: ma, col t: a plus bas: mais.