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E per cag.one dello tuo amico, dèi tu bene

dire, ma che egli ’ sia buono ^ Tullio e’ insegna ^ che la legge della amistade comanda, che egli non si intrametta di cosa villana, e quello eh’ ò pregato * non lo faccia; che amore non è difensa di peccato, che l’uomo faccia per suo amico: che molto pecca quegli che dona opera al peccato. Seneca dice: Peccare in cosa ^ laida, è rigettare * Dio due volte. Cassiodoro dice: Quegli è buono difenditore, che difenda senza far torto \

1) Mutato che ciò, in che egli. Il t: que ce soil, colla variante di cinque codici, che meglio risponde al contesto, que il soil bon.

2) Il T: bons amis. Albertano: causa dicendi prò amico te movere débet, duni tam verba sinl justa et honesta. Male tradotta.

3) Il t: dit et v.os enseigne.

4) Corretto -peccalo, in pregato, col t: qui en est priez. Albertano: ne faciamus rogati.

b) Mutato e cosa laida, in in, col ms. Capitolare Veronese: en chose laide. Albertano: in turpi re peccare, bis est delinquere.

- 6) Corretto e da prendere, in è rigettare, coi t: etdegìierpir Dieu. Il t dice veramente: Pechier est chose laide, et déguerpir Dieu II foiz.

7) Aggiunto far, col t: tori faire. Albertano: innoxic.