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rnico che tu non hai ’ assaggiato, sì ti provedi

una volta come d’ inimico ^. Lo maestro disse: Tuo segreto, di che tu non ti dèi consigliare, non dire ad uomo vivente. I«iSii Sirach dice: A tuo amico, né a tuo nimico, non ne iscoprire ciò che tu sai, ispecialmente il male, eh’ egli ti gabberà e schernirà ^ in sembianza di difendere tuo peccato. Il maestro disse: Tanto quanto tu ti ritieni tuo segreto, egli è come in tua carcere; ma quando tu l’hai * iscoperto, egli ti tiene in sua prigione, che più sicura cosa è tacere, che pregare un altro che taccia. Però disse Seneca: Se tu non comandi a te di tacere, come ne pregherai tu un altro? E non per tanto, se t’ è mestiere di consigliare di tuo segreto, dillo al tuo buono amico diritto e leale, di cui hai provato diritta benevolenza. Salomone disse: Abbiate amici ^ in più quantità, ma consigliere ti sia uno in mille. Cato dice: Di’il tuo segreto a leale compagno, e il

1) Ag-giunto non prima di hai assaggiato, col t: que tu n’as essaies. Albertano: amicis non probatis.

2) Il T segue: et mil des amis; car par aventure li amis deveunera ennerais.

3) Aggiunto ti gahherà, col t: il te gobera. Albertano: subridebit colla variante odiet.

4) Aggiunto lo, col senso, e col t: quant lu l’ as desrovert.

b) Il t: arais et pais.