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dice: Chi fa noia, averà ciò che flirà di male:
attendi dagli altri, ciò che tu farai ad altrui. Tullio dice: E’ non è nullo sovrano forfatto ’, come di quelli che allora il fanno, vogliono somigliare che elli sieno buoni. lesù Sirach dice: Lo reame " è trapassato di gente in gente, per li mali e per li torti; ma l’ uomo non se ne dee guardare solamente, anzi dee contraddire a quelli che lo fanno ad altrui. Tullio disse, che due maniere sono di fare torti: l’ una chi lo ^ fa, l’altra chi non contraria a quelli che lo fanno: e ciò è altresì biasimo, come quello di colui, che non aiuta il suo figliuolo, né la sua città. E non per tanto, se V uomo ti dice male, o noia, tu dèi tacere. Che Agostino dice, che più bella cosa è a schifare un torto fatto tacendo, che vincere respondendo.
Appresso, ti guarda, che tuo detto non sia per seminare discordia, eh’ egli non ha sì mala cosa intra gli uomini.
1) Corretto r.ertalo fatto, in sovrano forf allo, col t: ì^overains torfaiz. Albertano: major aut capitalior injuria.
2) Corretto la legge, in lo reame, col t: la reautez. Albertano: rà,jiiii,,n (Vedi Illustraz.) Il ms. Magliabec. 47 la realtà, il 48 ha un nesso, che può interpretarsi, il regno.
3) Corretto che, in chi, col i: qui le fait. Albertano: qui.