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non si diletta pienamente nel male eh’ egli ta,

perocché quando egli si diletta di fare un male, la natura di quello male sì il trae a contrario di quella dilettazione. E perciocclic Tuomo reo è diviso in se medesimo, si è mestieri che sia in continua fatica di pensieri, e sia pieno di molta amaritudine, e sia ebbrio di sozzura e di perversità, e sia distorto per misura inordinata \ Dunque a quello cotale uomo nessuno puote essere amico, però che l’ amico dee avere in se cosa di amare, e questo cotale ha in se tanta miseria, che non è rimedio niuno ch’egli possa venire a felicitade.

Dunque nullo uomo caggia in questo pelago d’ iniqui tade *; anzi si dee sforzare di venire a

1) La stampa affastella assai male: però che la natura del bene si trae alla dilettazione, ed è diviso in se riiedesimo, ed imperò è in perpetua fatica ed angustia e pieno d’araaritudine, ed è ebbro di sozzura e di diversità. Il t con molta evidenza: porce que la racine de touz bien est r/iortejiée en lui, et son mal ne se puet déliter plainement, car tout maintenant que il se delite en une chose mal faite, la nature de son mal si l’atrait au contraire de celui délit. Et a ce que li mauvais est partii en soi meisme, si convient que il soit en continuel travail de penser, et plains de moli amertume, et yvres de laidesce et de perversité, et qiie li soit destort par misere néant ordonèe. Sostituita la lezione dei mss. del Sorio.

2) Il t: tresbuckement de malice, et de iniquité, que l’on ne puet raemhre.