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Capitolo XLVIII. Come Domenedio è partitore de’beni ’.
Lo eguale partitore de’ beni si è Domenedio, lo quale dà a ciascuno secondo che la sua natura è acconcia a ricevere *.
L’ uomo eli’ è buono, si diletta in se medesimo avendo allegrezza delle buone operazioni; e s’ egli è buono molto allegrasi con l’ amico suo, lo quale egli tiene come un altro sé. Ma il reo ^ fugge dalle buone e nobili operazioni; e s’egli è molto reo, si fugge da so medesimo; però che quando sta solo *, sì il riprende il ricordamento delle male opere ch’egli ha fatte % ne ama se né altrui, per ciò che la natura del bene è tutta mortificata in lui nel profondo della iniquità^; e
1) Anche qui il t continua, senza divisione di capitolo.
2) Il T ha di più: desirre le bien qui est convenaile a sa nature, et quiert chose semblable a lui, force que il est bons.
3) Il T ha di più: tozjors est en paor.
4) Il t: car il ne puet seuls demorer sanz tristesce.
5) Il T ag-giung-e: et blasme sa conscience.
6) Il T: et ce avient porce que la racine de touz biens est mortifiée en lui.