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La seconda è Temperanza, che significa lo zaffiro, che ha celestiale colore, ed è più graziosa che pietra del mondo ’.

La terza si è Fortezza, la quale è assomigliata al diamante, eh’ è sì forte, che rompe e pertusa ’ tutte pietre, e tutti li metalli, e quasi non è cosa che ’1 diamante dotti \

La quarta virtude è Giustizia, la quale è significata per lo smeraldo, eh’ è la più usata pietra * e la più bella che occhio d’uomo possa vedere.

Queste sono le carissime pietre del Tesoro, con tutto eh’ egli sia pieno tutto d’altre pietre, le quali hanno ciascheduna alcuno ispeziale valimento, secondo che l’uomo eh’ è buon intenditore potrà vedere, e conoscere alle parole che maestro Brunetto Latino scrisse in questo libro. Ma innanzi vuole fondare suo edificio sopra lo libro d’Aristo 1) L’ambiguità cagionata dal che (che ha celestiale colore), che a prima giunta siamo in forse se debbasi riferire alla virtù o alla pietra, è impossibile nel t, che dice qui, riferito a le sajir.

2) E pertusa, giunta di Bono. Il ms. Vis. vince e spezia.

3) Il T varia: il n’ est chose qui le ptiisse douter. Un codice ha la variante di Bono qu’ il puisse douter. Cosi anche il ms. Vis.

4) Il T:\eggevertu. Il vedere (veoir) che chiude il periodo, non può riferirsi a virtù, ma a pietra preziosa. Il ms. Vis. verde, chiarisce l’equivoco.