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N(;lla divina Comedia aminii-ianio qiiost*; poollche fotografie:
Quai è quel cane che abbaiando agugna,
E si racqueta poi che ’l pasto morde,
Che solo a divorarlo intende e pugna.
(InC. VI.)
Negre cagne bramose e correnti.
Como veltri che uscisser di catena
(hif. XIII.)
Non altrimenti lan di state i cani.
Or col cefìb, or col piò, quando son morsi
() da pulci, da mosche, o da tafani.
(Int. XVII.)
E mai non fu mastino sciolto
Con tanta fretta a seguitar lo furo.
(Inf. XXI.)
Con quel furore, e con quella tempesta
Ch’escono i cani addosso al poverello.
Che di subito chiede ove s’arresta.
(Inf. XXI.)
E ne verranno dietro più crudeli,
Che cane a quella levre ch’egli acceffa.
(Inf. XXIII).