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Capitolo XXX Vili.
Il riiJfOfiolo (o)’iohisj nei dialclli nostri si chiama, gola, bocca fico, brusola, gaìbc(h-o, ga) -bella, giallone e gravalo gentile. Venendo lì-a noi alla stagione in cui sono maturi i lichi, de’ quali è ghiotto, come di altre (ruttai, i contadini toscani proverbiano, che il suo canto vuol diro: (’(unpagnuolo, è ma (tiro lo fico. In alcuno rcjioiii di l’rancia lo traducono invece: e’ cs/ le cotnjirrr lovirf, qui ìiiange 1rs cerises, et laisse le noì/an. Si augiungano alh novollc di sor Brunetto.
Capitolo XXXIX.
li picchio l’insettivoro, o mangia d’ordinario formiche e larve di coleotteri, che cerca sugli alberi, e sotto la loro corteccia. Si arrampica sulle piante con destrezza ammirabile. Ne percuote la corteccia col becco durissimo, per farne uscire gli insetti. Dal suono che manda il ramo, conoscendo che vi sono appiattate le larve dei coleotteri; col becco, fatto alla cima a foggia di scarpello, apre un I)ertugio, por lo ((uale fa entrare la lingua lunghissima..’ ’ol dardo coì-noo, con denti ri\olti indietro